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Cronoscalata Malegno-Ossimo-Borno

CRONOSCALATA MALEGNO-BORNO

UNA SFIDA PER LA VETTA. SENZA RESPIRO

Il Trofeo Vallecamonica Malegno-Ossimo-Borno ha scritto e continua a scrivere pagine di sport e passione in una delle discipline più adrenaliniche del motorsport: la cronoscalata.

Poco meno di quattro minuti. Quasi 9 chilometri. Tornanti e allunghi. Applausi, fuochi accesi, campeggi improvvisati e l’immancabile rumore dei motori. Il Trofeo Vallecamonica potrebbe riassumersi così, con due righe. Una gara che nel corso degli anni si è ricavata un posto d’onore nel cuore degli appassionati. Una delle cronoscalate più popolari e complete d’Italia sulle cui rampe hanno gareggiato grandissimi nomi ed autentiche leggende.

Seppure in sostanziali tre versioni del percorso, la Malegno-Borno, come viene definita dalla gran parte dei fan, ha sempre mantenuto il suo spirito, il suo DNA, una cronoscalata velocissima a tratti e guidata e tecnica in altri. Qui non basta la velocità e la vettura più performante per vincere, occorre testa, conoscenza del percorso, metodo. Qui vince il migliore. Sempre.

C’è chi ha sognato di poterla vincere e non ci è mai riuscito, c’è chi l’ha vinta dieci volte, c’è chi invece rinuncia a tante altre occasioni per permettersi di disputarla, di poter dire “c’ero anche io”.

E l’emozione vera, in ogni caso, è quella che si vive lassù, a Borno, sotto a quel traguardo che profuma di soddisfazione, quell’obiettivo che va raggiunto nel minor tempo possibile. Qualcuno dice che potrebbe salire ad occhi chiuso lungo quegli 8.800 metri, perché per vincere le cronoscalate occorre saperle a memoria, come un circuito.

Non c’è una verità, se non che il pubblico da sempre arriva in pellegrinaggio lungo il percorso già dalla notte precedente, accende fuochi, pianta tende e vive le stesse emozioni che vissero nel 1964 gli spettatori della prima edizione. Il rumore del motore che sale lungo la valle, le staccate al limite, la precisione assoluta. Non importa se a salire sia una Porsche Carrera, come quella che “Noris” portò alla vittoria proprio in quel lontano 1964, o una performante Osella FA/30, l’urlo del motore farà entusiasmare tutti.

Perché qui, in fondo, quello che conta è sapere di averla raggiunta la vetta, magari abbassando di qualche decimo di secondo il tempo dell’anno prima.

L’ALBO D’ORO E I RECORDMEN

Il Trofeo Vallecamonica è prima di tutto storia, patrimonio automobilistico. Dalla vittoria di “Noris” nella prima edizione del 1964 gli aneddoti potrebbero riempire libri. L’imbattibilità di Mauro Nesti, per esempio, capace di vincere dieci edizioni della corsa e attualmente ancora il pilota con il maggior numero di vittorie. O la tradizione della famiglia Caffi, con la vittoria che profuma d’impresa ottenuta da Angelo nel 1965 al volante dell’Alfa Romeo Giulia, e le due affermazioni di Alex nel 2005 e 2011 per non parlare della prestazione mostruosa del 2018 con la Porsche 911 GT Cup. Oppure ancora le 34 partenze di Gian Antonio Franzoni, attualmente indiscusso recordman in fatto di partecipazioni.

Oltre ai vincitori, al Trofeo Vallecamonica la grande importanza è riservata ai più veloci.

Sul vecchio percorso di 8.600 metri l’imbattibilità rimane quella di Mauro Nesti, che nel 1984 salì in 3’46.00 con la Osella BMW 2000. Il record di manche sull’attuale percorso di 8.800 metri con chicanes appartiene a Christian Merli (3’41.60) stabilito nel 2015 alla media di 139.5km/h. Alex Caffi detiene il record nella somma dei tempi, con un totale di 7’26.60 ottenuto nel 2011, mentre il più veloce è ancora Pasquale Irlando, che nel 1999 sulla Osella PA20/S salì alla media dei 140.913km/h.